16 novembre 2014

Vivere tra le rocce - il camoscio alpino

Fin dall´antichità le zone alpine furono semplicemente identificate come le montagne di ghiaccio.
Le vette innevate, i desolati ghiaioni e le parete di roccia nuda d´alta montagna - erano ambiente contrapposto ai fiumi, laghi e fertili vallate alpine. Mentre gli ultimi facevano parte del regno umano, le zone d´alta quota erano terra di nessuno, o al massimo regno di animali reali e spiriti sovrannaturali. Un essere, che in certi casi era una via di mezzo tra questi due regni, era il camoscio alpino.


Il camoscio é un ungulato con aspetto tozzo e compatto, con mantello brunastro d´estate e scuro-nero d´inverno - caratteristico sono i disegni del muso con le redine nere (le fasce facciali) - tipico dell´ambiente montano. I camosci si trovano spesso al di sopra del limite del bosco, in ambienti ripidi e ricchi di rocce o con pareti rocciosi, che in caso di pericolo fungono da sicuro rifugio. Gli zoccoli robusti, larghi e divaricabili, con bordi duri e pianta di consistenza gommosa, facilitano l´arrampicata. Una plica cutanea tra le due dita aumenta la superficie d´appoggio e agevola lo spostamento su neve e ghiaccio d´inverno.
 
Il nome camoscio deriva probabilmente dal greco "kemas", che indicherebbe una capra selvatica (anche se non é chiaro se si riferiva all'odierno camoscio), termine che deriva a sua volta dal sanscritto "kamp", che significa saltellare, balzare. Il termine si evolve poi da camutium a camoccia nel medioevo a chamossius a chamosslus negli ultimi secoli al moderno camoscio. Il nome del genere Rupicapra - letteralmente capra delle rocce - fu ripreso da Carlo Linneo nel 1758 e il genere descritto scientificamente dallo zoologo francese Henri-Marie Ducrotay de Blainville nel 1816, anche se stranamente il camoscio fu considerato una peculiare specie di antilope europea invece che un animale imparentato con le capre vere e proprie.
 
Nella mitologia delle Alpi il camoscio gioca un ruolo come accompagnatore delle Saligen - le donne spirito, custode delle ricchezze e delle forze della natura alpina. Erano animali, in particolare individui bianchi, sacri alle Saligen e il cacciatore sprovveduto avrebbe pagato a caro prezzo il sacrilegio di abbatterne uno.


Comunque il camoscio era una preda troppo ambita e ricercata, dato che la caccia era difficile, per via dell´abitudine dell´animale di rifugiarsi in pareti rocciose, ma poteva essere molto redditizia. Il sangue del camoscio appena ucciso, cosi il grande naturalista Svizzero Conrad Gesner (1516-1565) "veniva consumato da alcuni cacciatori come fresco sgorga dalla ferita, come peculiare medicina contro ogni forma di vertigine." La bile era considerata medicina contro ogni problema della vista, anzi, era cosi efficace che rendeva possibile la visione notturna. Il trofeo più ambito era di gran lungo la roccia bezoar. Nello stomaco di questo ruminante i resti vegetali non digeriti, insieme a capelli, resina e sali, possono formare una palla dura. Al bezoar, recuperato dallo stomaco del camoscio, veniva attribuito un potere magico e curativo contro ogni male delle viscere. 


Fig. 2.& 3. Il camoscio e rocce bezoar, tratti da Lebenwaldt, A. von (1730): Damographia: oder Gemsen Beschreibung.

Si narra che il camoscio in fuga usava le sue corna ricurve per arrampicarsi sulle pareti più ripide e se non c'era più possibilità di fuga, preferiva la morte, buttandosi nel dirupo… (la scienza moderna sembra non confermare questa abitudine).

 


Bibliografia:

TRAAß, V. & LIECKFELD, C.-P. (2005): Mythos Berg - Götter, Gipfel und Geschichten. BLV-Verlag: 208

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