1 aprile 2016

Uno scherzo ben riuscito: L´Uomo di Piltdown

La falsificazione di fossili oggigiorno ha perlopiù scopo commerciale, molte fiere presentano fossili composti da singoli pezzi di valore minore o completamente falsi. Scalpore fece il cosiddetto "Piltdown chicken", un falso dinosauro-uccello venduto alla rivista National Geographic nel 1999. Prima dei dinosauri però l´Inghilterra vittoriana impazziva per i mammiferi fossili. Cosi era solo una questione di tempo finché il primo "Piltdown man" fu scoperto.
 
Durante l´inizio del ventesimo secolo la ricerca dei nostri avi, i "missing link" tra uomo e animale, era un punto cruciale nel ambito della paleontologia. 1907 fu trovata una mandibola in Germania che mostrava caratteristiche intermedie tra scimmie e uomo - un buon inizio, ma i scienziati cercavano di meglio.
 
Nel 1908 in una cava nei pressi della città di Piltdown nel Sussex alcuni operai trovarono alcuni strane ossa e li consegnarono al antiquario e paleontologo amatoriale Charles Dawson. Dawson si mise a ricercare per conto suo sul sito del ritrovamento, più tardi fu aiutato di Arthur Smith Woodward, custode del dipartimento di geologia del British Museum.
 
Fig.1. Scavo delle ghiaie di Piltdown nel 1911, con Dawson (a destra) e Woodward (al centro).
 
Tra giugno e settembre del 1912 i due ritrovarono i frammenti di un teschio quasi completo e una mascella.
Woodward annunciò che il cranio era simile a quello dell'uomo moderno, eccetto per l'occipite (la parte del cranio che poggia sulla colonna spinale) e per le dimensioni del cervello, che erano circa due-terzi di quello dell'uomo moderno. Egli poi proseguì indicando che, salvo per la presenza di due molari uguali a quelli umani, la mascella trovata era indistinguibile da quella di un moderno scimpanzé.
Basandosi sulla ricostruzione del cranio fatta dal British Museum, Woodward propose che l'uomo di Piltdown rappresentasse un anello mancante evolutivo tra la scimmia e l'uomo, poiché la combinazione di un cranio uguale a quello umano con una mandibola uguale a quella di una scimmia tendeva a sostenere il concetto allora prevalente in Inghilterra che l'evoluzione dell'essere umano fosse guidata dal cervello.


Ma fin dal primo momento, la ricostruzione di Woodward dei frammenti di Piltdown fu aspramente messa in discussione. Molti dichiaravano che le parti fossili non avessero niente a che fare l´una con l´altra, il teschio sembrava troppo moderno per combaciare con una mandibola dai tratti cosi scimmieschi. Al Royal College of Surgeons le copie degli stessi frammenti usati dal British Museum nella loro ricostruzione furono usate per produrre un modello totalmente diverso, uno che nelle dimensioni del cervello e in altre fattezze rassomigliava all'uomo moderno. 

Fig.2. La ricostruzione del teschio di Piltdown secondo Woodward (in alto) e Keith (in basso).

Malgrado queste differenze, comunque, non sembra che la possibilità di un vero e proprio falso sia stata formulata relativamente al cranio, e cosi fu coniata una nuova specie - Eoanthropus dawsoni.

Col passar degli anni, ulteriore scoperte furono fatte a Piltdown: ossa d´animali, un oggetto che ricordava una mazza da cricket (!) e due ulteriori teschi. Nel 1915 Dawson affermò di aver trovato frammenti di un secondo cranio (Piltdown II) in un secondo sito. Da quello che si sa il sito non è mai stato identificato e i ritrovamenti sembrano essere completamente spariti (se mai esistevano). Woodward sembra non aver mai visitato questo secondo sito.
 

Dawson mori nel 1916, lasciando come erede della scoperta del "primo inglese" Woodward.
 

Per i prossimi tre decenni l´uomo di Piltdown fu accettato dalla comunita scientifica, pero ulteriore scoperte, sopratutto nell´Africa mostravano che Piltdown non trovava posto nel quadro generale dell´evoluzione umana.
 

Negli anni venti Franz Weidenreich esaminò i resti e riportò correttamente che consistevano di un cranio umano moderno e di una mascella di orango con i denti limati. Weidenreich, essendo un anatomista esperto, rivelò facilmente l'imbroglio per quello che era. Comunque, le comunità scientifiche colo 30 anni piú tardi ammetterà che Weidenreich era nel giusto (1953 K. Oakley, W. Le Gros Clark e J. Weiner del British Museum).
 

Fig.3. Kenneth Oakley (a sinistra) esamina insieme a L.E. Parsons la mandibola di Piltdown.

L'Uomo di Piltdown fu rivelato essere un falso composito, metà scimmia e metà uomo. Esso consisteva di un teschio umano di età massima di 50.000 anni e di una mandibola vecchia alcuni decenni di un orango. L'aspetto invecchiato era stato prodotta macchiando le ossa con una soluzione di ferro e con acido cromico. L'esame microscopico rivelò le tracce della lima, da cui si dedusse che qualcuno aveva limato i denti sino a dar loro una forma più adatta a quella che era la dieta umana.
Per il falsario, l'area dove la mascella si univa al cranio aveva presentato problemi superati con il semplice stratagemma di spezzare i rami terminali della mascella. I denti canini nella stessa erano poi stati limati per farli corrispondere, e fu questa modifica a far dubitare dell'autenticità dell'intero reperto. Per caso si osservò che la cuspide di uno dei molari aveva un angolo molto diverso da quello dell'altro dente. Un esame più accurato condotto al microscopio rivelò a quel punto le tracce di fresatura e da questo si dedusse che la fresatura aveva avuto lo scopo di alterare la forma dei denti, che nella scimmia è molto diversa da quella dei denti umani.
 

Il falsario non fu mai identificato, pero un sospetto ricadde su Dawson, che cosi probabilmente, ingannando il povero Woodward, considerato a suo tempo uomo onesto al di sopra di ogni sospetto, si sarebbe procurato l´ambita fama scientifica. D´altra parte l´oggetto a forma di mazza per alcuni autori é indizio che ci fu un terzo uomo, che dopo il riuscito scherzo cerco di smascherare la truffa (inutilmente).

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